Le mamme italiane e lo stereotipo della “mamma chioccia”.
Non lo nego: dopo aver partorito il mio primo figlio l’ansia e la paura di non essere all’altezza della situazione aveva preso in me il sopravvento. Ero continuamente preoccupata, apprensiva, e mi occupavo di eventuali problemi senza alcuna certezza che questi potessero realmente manifestarsi. Con il tempo poi ho maturato la consapevolezza che essere una mamma ansiosa non porta a nulla di buono, soltanto a crescere un figlio insicuro nel domani, oppure ribelle. Era molto meglio comportarsi da mamma easy. Ho imparato che il timore di sbagliare o di mettersi in un pericolo che non è reale porterà mio figlio ad essere titubante, ansioso e pieno di paure infondate.
Nella società moderna siamo abituati allo stereotipo della mamma italiana, la cosiddetta “mamma chioccia”, quella sempre ansiosa e preoccupata, che non vuole staccarsi dal proprio figlio nemmeno per un attimo, che lo protegge da situazioni di pericolo immaginario, che preferisce restare nella propria zona di comfort, dove si sente protetta e al sicuro. Ma comportandoci in questo modo, non stiamo privando i nostri figli di nuove emozioni, conoscenze, e avventure che potrebbero fortificare il loro spirito?
Da un lato noi mamme italiane veniamo derise e rimproverate di essere troppo protettive e apprensive verso i nostri figli, ma se li lasciamo liberi di sbagliare veniamo additate come mamme incoscienti ed egoiste. Non dovremmo forse focalizzare l’attenzione unicamente al benessere dei nostri figli e a ciò che crediamo giusto di fare per loro, senza essere condizionate dai pregiudizi della società e dal nostro vissuto personale?
Perché trasmettiamo le nostre paure ai nostri figli.
La scienza ha dimostrato che noi genitori trasmettiamo le paure ai nostri figli. E non attraverso la genetica, ma dal linguaggio non verbale, ovvero l’insieme di quei comportamenti, gestualità, atteggiamenti, espressioni facciali che possono far percepire ai nostri figli una nostra debolezza. Impariamo a distinguere la differenza tra preoccuparsi e occuparsi: se ci pre-occupiamo ci limitiamo a subire passivamente una determinata condizione. Se invece ci occupiamo di un determinato problema vuol dire che abbiamo un piano d’azione specifico per poterlo risolvere.
E’ importante per noi mamme vivere serenamente la maternità, perché trasmettiamo anche inconsciamente le nostre emozioni e preoccupazioni ai nostri figli, anche quando sono neonati. Quello del genitore è uno dei lavori più difficili al mondo e dobbiamo spesso trovare il coraggio e la forza di volontà per risolvere le nostre paure e le nostre debolezze ed evitare di trasferirle ai nostri figli. Cresciamoli sì prudenti e consapevoli dei pericoli che li circondano, ma anche curiosi di esplorare e desiderosi di conoscere il mondo.
Nella maggior parte dei casi i giudizi arrivano proprio dalle altre mamme, pronte a giudicarci e ad elargire consigli non richiesti, e che spesso contribuiscono ad aumentare la nostra ansia e preoccupazione. Cerchiamo piuttosto di trovare amicizie più sane che ci diano davvero un aiuto concreto e che ci aiutino a vivere più serenamente il rapporto con nostro figlio, senza fomentare lo stato di apprensione e di irrequietezza che può solo aggravare ulteriormente la situazione. Lasciamo che i nostri figli risolvano da soli qualche piccolo problema, affidiamo loro piccole responsabilità ponendo loro dei limiti e tenendo sempre la situazione sotto controllo. Lasciamoli ogni tanto giocare da soli o con altre persone adulte che non siano quelle della vostra cerchia familiare. Diventeranno adulti sicuri, curiosi e intraprendenti.