Essere madre uguale senso di colpa
“Una madre ha due doveri: preoccuparsi ed evitare di farlo”. [E.M Forster]
Il senso di colpa cammina di pari passo con l’essere mamma. Quello della madre è un compito tanto emozionante quanto carico di insidie e insicurezze. È un cammino tortuoso in cui si alternano percorsi pianeggianti e salite faticose, nella continua ricerca di un equilibrio tra la propria identità di madre e quello, più complesso, di donna. Prestando attenzione affinché l’una non fagociti l’altra.
Una serie di emozioni contrastanti iniziano a incombere nell’inconscio della donna, sin dal momento della gravidanza, e una di queste è il senso di colpa. Un’emozione, dunque, che nasce dalla consapevolezza di essere la responsabile di una situazione spiacevole accaduta al proprio figlio, di aver commesso un errore, di non aver fatto abbastanza, di non essere all’altezza della situazione, di non essere una brava madre. Un sentimento che può nascere da situazioni apparentemente banali, come un momento di rabbia nei confronti del proprio figlio, o la percezione di non avergli dedicato abbastanza tempo, ma che nella nostra psiche diventa un ostacolo insormontabile.
Il senso di colpa si associa parallelamente al concetto di punizione. Chi si sente in colpa si aspetta di ricevere un castigo e, soprattutto, è convinto di meritarlo. Una madre che si sente in colpa tende punirsi, ad essere arrabbiata con se stessa, a precipitare nel baratro dell’inadeguatezza e della vergogna per non essere stata all’altezza del suo ruolo. Un giudizio interno che proviene dal confronto con il nostro modello di riferimento, come può essere nostra madre, oppure da ciò che gli altri si aspettano da noi. Ci paragoniamo ad un’immagine idealizzata della maternità che ci impone la società, e cerchiamo di occupare il nostro ruolo nel mondo senza deludere le aspettative di chi ci circonda. E se non ci riusciamo, tendiamo a punirci e ad auto sabotarci.
Siamo tutte sulla stessa barca
E’ la verità! Noi tutte, almeno una volta nella vita, ci siamo sentite in colpa. Per non aver allattato, o aver allattato troppo; per essere tornate al lavoro e aver lasciato nostro figlio all’asilo, ai nonni, alla babysitter; averlo sgridato in un momento di rabbia o stanchezza; non avergli dedicato abbastanza tempo o non aver avuto voglia di giocare con lui; non essere riuscite a proteggerlo come avremmo voluto nelle situazioni di pericolo; aver desiderato di voler passare del tempo senza di lui o aver messo al mondo un secondo figlio e aver avuto la sensazione di aver privato il primogenito del proprio affetto.
Non dobbiamo rassegnarci al senso di impotenza, succubi di sentimento che non riusciamo a gestire. Perché se è vero che la società ci vede come supereroine in grado di conciliare perfettamente maternità e lavoro, ci vuole multitasking. Pronte a sacrificare la nostra carriera e le nostre ambizioni, per dedicarci totalmente al focolaio familiare, se è vero che il senso di colpa è insito nell’inconscio di ogni madre sin dai tempi più antichi, è anche vero che non dobbiamo fare tutto da sole, ma abbiamo il dovere e il diritto di chiedere collaborazione, sostegno, supporto.
Allontaniamo il senso di colpa e scegliamo di volerci bene
Cosa fare dunque quando ci sentiamo in colpa? Dobbiamo fermarci e cercare di analizzare l’origine di quest’emozione, il perché la stiamo provando, cercando di gestirla, razionalizzarla, con la consapevolezza che siamo esseri umani. Fare del nostro meglio per i nostri figli, e ogni volta che ci sentiamo inadeguate o pensiamo di aver sbagliato, sapere che possiamo sempre rimediare e imparare dai nostri errori. Non esiste un metodo universale, un antidoto magico che allontani definitivamente il senso di colpa. Ognuno di noi deve trovare il proprio equilibrio interiore partendo dal presupposto che quando la mamma sta bene ed è serena, starà bene anche il suo bambino.
Scegliamo di volerci bene, siamo amorevoli e comprensive verso noi stesse. Solo così potremo cogliere il vero significato del senso di colpa: la serena presa di coscienza che in certi casi avremmo potuto fare meglio, accettando l’accaduto e provando a medicare le nostre ferite, senza punirci o colpevolizzarci per la nostra mancanza, e facendo una delle cose più difficili al mondo: perdonare noi stesse.