Il ritorno in ufficio e la riapertura delle scuole segnano la fine del periodo estivo. Un momento di grande cambiamento, sia per le mamme che a malincuore devono riabituarsi alla routine lavorativa, sia per le neo mamme che dopo mesi di maternità lasciano il proprio figlio con un po’ di preoccupazione e dispiacere. La tentazione per molte di noi è quella di rimanere a casa, rinunciare alla carriera professionale perché sopraffatte dal senso di colpa o perché la prospettiva lavorativa risulta poco appagante. Proviamo a fare insieme alcune riflessioni.
La professione fa parte della nostra identità.
Non siamo solo mamme, la nostra identità è un complesso di caratteristiche che ci rendono uniche, ci aiutano ad esprimere le nostre qualità e a renderci più equilibrate. Con un’occupazione apportiamo il nostro contributo al bilancio familiare e diamo il buon esempio ai nostri figli che percepiscono i genitori come due figure paritarie all’interno della famiglia. Il nostro primo pensiero è senza dubbio rivolto al benessere e alla serenità dei nostri figli, ma sappiamo bene che questo può avvenire quando i genitori vivono il lavoro come una parte importante della vita. In questo modo andiamo a livellare lo stereotipo della mamma casalinga e del padre che lavora, e prendiamo consapevolezza del nostro ruolo all’interno della società.
Respingiamo i sensi di colpa.
“Se vado a lavorare non potrò occuparmi di mio figlio, e sarà qualcun altro a dover badare a lui”. Proviamo a trasformare questo pensiero limitante in qualcosa di positivo e potenziante: “Non è la quantità di tempo che passo con mio figlio a fare la differenza, bensì la qualità”. Anche quando trascorriamo gran parte della nostra giornata al lavoro possiamo continuare a prenderci cura dei nostri bambini cercando la soluzione più adatta ai loro bisogni. Possiamo affidarli alle cure di un asilo nido dove potranno imparare a socializzare; accettare l’aiuto dei nonni che sapranno dimostrare grande affetto ed esperienza; cercare una tata che ci trasmetta fiducia e serenità.
Cosa non ci fa stare bene?
Cerchiamo di comprendere la causa del nostro malessere: quella che proviamo è la nostalgia delle giornate spensierate al mare, delle passeggiate immerse nella natura in montagna, oppure è il nostro lavoro che non ci rende felici?
Nel primo caso perché non ritagliarci del tempo per provare le stesse emozioni e sensazioni che in vacanza ci rendevano felici? Una passeggiata all’aria aperta, un corso di yoga, un pranzo con un’amica. Con dei piccoli gesti amorevoli verso noi stesse possiamo rendere piacevole la nostra routine quotidiana. Basta soffermare la nostra attenzione su ciò che stiamo vivendo nel presente allontanando la nostalgia del passato e la preoccupazione per il futuro.
Se invece è il lavoro che non ci rende serene, è arrivato il momento di agire e di trovare la soluzione migliore per cambiare professione o per migliorare la nostra posizione all’interno dell’ambiente lavorativo in cui ci troviamo. Basta avere fiducia in se stesse e nelle nostre capacità.
Il potere della gratitudine.
Ovvero l’arte di apprezzare le cose semplici, che di solito diamo per scontate. Invece di concentrare la nostra attenzione sugli aspetti negativi, focalizziamo i nostri pensieri su ciò che amiamo del nostro lavoro, sulle nostre ambizioni e prospettive. Cambiamo la nostra visione della realtà e impariamo a soffermarci sulle piccole cose, su quei dettagli che rendono ogni esperienza degna di essere vissuta.