Quando diventare mamma non premia. Avete mai sentito parlare di “Child Penalty Gap?
Un’espressione inglese che indica la diminuzione significativa del reddito delle donne nel momento in cui queste entrano in maternità. Il connubio mamme e lavoro sembra ancora lontano. Questo fenomeno si riscontra soltanto nei confronti delle mamme, dal momento che i papà non subiscono alcuna variazione del reddito legate all’arrivo di un figlio. Mentre infatti i colleghi uomini e padri proseguono la loro carriera senza incertezze, la controparte femminile si trova catapultata in una nuova dimensione. Dove prima c’erano opportunità e possibilità di crescita professionale, dopo la maternità, ci si ritrova spesso un ambiente fermo e discriminante, in termini di carriera e stipendio.
I numeri parlano chiaro. Nel 2019 le madri lavoratrici che hanno lasciato il lavoro per dedicare più tempo alla famiglia erano il 72,9% contro il 27,1% dei padri. Viviamo purtroppo ancora in una società ancora stereotipata e dove la mentalità dominante vede la madre come responsabile principale della gestione familiare. Le donne devono spesso destreggiarsi tra casa e lavoro, nella costante ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa, spesso senza alcun aiuto e comprensione.
La pandemia ha peggiorato la situazione per le mamme al lavoro
Nell’ultimo periodo la situazione si è ulteriormente aggravata, rendendo ancora più evidenti le difficoltà per le donne di conciliare lavoro e famiglia. Le conseguenze sono state: la diminuzione dell’orario di lavoro e di stipendio fino alla la perdita o la rinuncia del posto stesso. Su 249 mila donne che nel corso del 2020 hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni.
Mamme equilibriste e con sensi di colpa
Chi non ha mai provato senso di colpa per non riuscire ad essere all’altezza delle aspettative? Verso i figli, verso il partner, e magari anche verso noi stesse. Molto spesso ci collochiamo sempre in fondo alla lista delle priorità, finendo per rinunciare alle nostre aspirazioni professionali, a promozioni o aumenti di stipendio. Forse è giunta l’ora di uscire dalla posizione di vittime sacrificali in un sistema che ci impone di scegliere tra carriera e figli, e che presuppone che quando diventiamo madri la conseguenza è quella di rinunciare alla carriera, alle opportunità di crescita, a uno stipendio equo in base a ciò che realmente valiamo professionalmente.
Non siamo un ostacolo da evitare o discriminare, non siamo in svantaggio rispetto a un uomo con le nostre stesse capacità, non siamo inferiori rispetto a una collega senza figli. Non dobbiamo mettere in un angolo le nostre ambizioni, i nostri sogni, le nostre soddisfazioni personali. Abbiamo il dovere di lottare e cancellare lo stereotipo che vede la maternità come una questione legata unicamente alla donna.
E soprattutto, noi mamme ricordiamoci di non trascurare e tralasciare le nostre aspirazioni e la nostra indipendenza economica, elementi fondamentali per il nostro equilibrio e la nostra autonomia.