Le donne da sempre escluse dalla sfera pubblica.
L’8 marzo è la data universalmente indicata per celebrare la festa della donna. È una giornata importante in cui siamo chiamati a riflettere sulle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile; sulle difficoltà che le donne hanno dovuto fronteggiare e affrontano tuttora per raggiungere la parità di genere.
Nel corso dei secoli, la condizione femminile ha subito svariati cambiamenti. Tuttavia, la storia ci mostra come la donna è da sempre collocata in una posizione sfavorevole rispetto a all’uomo. Questo sia da un punto di vista giuridico sia economico e civile. Nell’antichità e nel Medioevo la donna rimane sempre sottomessa all’uomo ed esclusa dalla sfera pubblica, costretta ad occuparsi esclusivamente del focolaio domestico. È solo tra la prima e la seconda Guerra Mondiale che le donne cominciano a rivendicare i propri diritti nei confronti della società.
La donna in Italia
In Italia le donne votano per la prima volta nel 1946. Nel 1948 la Costituzione stabilisce l’uguaglianza tra i sessi, ma solo nel 1975 una legge decreta la parità di diritti tra marito e moglie. Nel 1978 infine, arriva la legge sull’aborto. Nonostante questi grandissimi obiettivi raggiunti nel secolo scorso, le donne devono ancora ad oggi combattere per ottenere la completa parità di genere, e per scardinare quello stereotipo patriarcale e anacronistico secondo cui solo gli uomini possono condurre una vita professionale soddisfacente.
Donne e lavoro un connubio ancora difficile da realizzare
Secondo il Global Gender Gap Index, un rapporto pubblicato dal World Economic Forum per valutare i progressi fatti verso la parità di genere di 153 paesi, nel 2019 l’Italia si classifica al 76esimo posto. Questa statistica conferma che ancora troppe donne sono costrette a scegliere tra vita professionale e vita familiare. Il divario di stipendio tra uomo e donna è ancora troppo grande e la discriminazione continua a sussistere. Le donne sono ancora escluse dalle cariche importanti o dai ruoli di dirigenza a causa del proprio genere.
Spesso le donne spesso non riescono a trovare un equilibrio tra il ruolo di madre e quello di lavoratrice, con la conseguente rinuncia alle proprie aspirazioni e ai propri sogni. Ci sentiamo in colpa se dobbiamo allontanarci dai nostri figli a causa di impegni di lavoro, o siamo costrette a scegliere un’occupazione part time per poter gestire la quotidianità della nostra famiglia, senza un adeguato supporto da parte del partner e della società.
Occorre cambiare nel profondo la mentalità
Serve un cambio di mentalità, che deve partire dall’interno della famiglia e nei luoghi di educazione fin dalla prima infanzia, dove promuovere il valore della genitorialità condivisa, e dove trasmettere il rispetto e il riconoscimento delle peculiarità di ognuno di noi, a prescindere dal genere. Occorre scardinare il senso di colpa derivante dal fatto che fin dai tempi antichi, la madre è sempre stata l’unica responsabile della prole e dell’ambiente domestico, e insegnare alle future generazioni che si può, anzi si deve, condividere con il proprio partner il ruolo di genitorialità nella sua totalità.
Dobbiamo in sintesi impegnarci in prima persona per costruire un ponte solido tra le vecchie generazioni, che hanno raggiunto con fatica e impegno i diritti dei quali godiamo ad oggi e a cui siamo infinitamente grate, e le generazioni future, perchè possano conquistare la parità di genere nella sfera privata e in quella sociale smantellando i preconcetti e i luoghi comuni.